Buongiorno lettori!!!
Oggi in risposta alla domanda posta da Mauro descriverò l'evoluzione
del disegno del bambino da zero a tre anni.
I primi studi risalgono a Burt durante gli anni '20, il quale
individua quattro stadi: il primo riguardante la fase in cui il
bambino utilizza la matita, il pennarello ecc. con movimenti
principalmente muscolari; il secondo riguardante il piacere che prova
il fanciullo nel lasciare il proprio segno; il terzo in cui il
fanciullo si focalizza nell'imitare i movimenti degli adulti e infine
il quarto stadio in cui il bambino cerca di riprodurre gli oggetti.
Altri studiosi, come ad esempio Lowenfeld e Brittain, negli anni 40
hanno valorizzato i segni grafici dei bambini.
Essi sostengono che quando il bambino comprende di essere l'origine
delle sue tracce sulla superficie e ne prova piacere vuol dire che
esso ha sviluppato una percezione fisica di sé come unità distinta
dal mondo circostante, cioè dotata di volontà propria.
Essi suddividono lo sviluppo del disegno del bambino in due stadi: il
primo è chiamato stadio dello “scarabocchio disordinato”:
definito tale dalla mancanza di controllo da parte della vista sui
movimenti; il secondo invece è lo stadio dello “scarabocchio
controllato” in cui c'è un rapporto tra il controllo visivo dei
movimenti della mano e il tracciato che il fanciullo vuole produrre.
In questa fase il bambino proverebbe piacere nello sperimentare
visibilmente il prodotto della propria attività.
Lowenfeld e Brittain sostengono che “ il bambino non ha alcun
intento creativo oltre quello di muovere il pastello sulla carta.
Tutta la sua gioia è determinata dalla sensazione cinestetica e
dalla sua padronanza degli strumenti da disegno”.
Ma troviamo un altro studioso, cioè Winnicot, che negli anni 70
sostiene invece che questa creatività “appartiene all'essere
vivi”, cioè “appartiene alle modalità che ha l'individuo di
incontrarsi con la realtà esterna”.
Tutti questi modi di interpretare il disegno sono concordi nel
mettere al centro il bambino che crescendo modifica ed evolve gli
scarabocchi.
Un metodo radicalmente diverso è quello adottato dalla studiosa
americana Rhoda Kellog negli anni 60, la quale estranea sia il
bambino, sia il motivo per cui lo scarabocchio è stato creato
definendoli prodotti di un azione spontanea non sottoposta a una
volontà.
"I 20 scarabocchi di base" Fonte:"Kellog (1969)" |
Lo sviluppo dei prodotti grafici secondo la studiosa, è invece
dovuto al modo che ha il bambino di posizionare il disegno rispetto
al foglio, e sono chiamati “modelli di posizione” individuandone
17. Essi sono importanti in quanto richiedono controllo oculo-motorio
e sono un segno di sviluppo artistico del bambino, fino ai tre anni.
Al terzo anno di età avviene un'ulteriore sviluppo denominato
“diagramma rudimentale” cioè l'intreccio di linee che
progressivamente forma il disegno, ed è un segno di sviluppo mentale
in quanto al controllo oculo-motorio si aggiunge l'esercizio della
memoria al fine di ricordare lo scarabocchio da creare e
l'intenzionalità ossia la volontà di crearlo.
Tutti questi progressi sono dovuti principalmente a una grafica
visiva, vista come stimolo primario al disegno cioè il bambino crea,
scarabocchia, non perché imita ma perché è stimolato dal poter
lasciare un segno nel mondo che lo circonda.
Fonte dati: F. Monti, R. Fava, B. Luppi, "Lo Scarabocchio al Nido", edizioni junior.
Fonte dati: F. Monti, R. Fava, B. Luppi, "Lo Scarabocchio al Nido", edizioni junior.
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