sabato 1 ottobre 2016

Il mistero dell'evoluzione dello scarabocchio

 Buongiorno lettori!!!
Oggi in risposta alla domanda posta da Mauro descriverò l'evoluzione del disegno del bambino da zero a tre anni.
I primi studi risalgono a Burt durante gli anni '20, il quale individua quattro stadi: il primo riguardante la fase in cui il bambino utilizza la matita, il pennarello ecc. con movimenti principalmente muscolari; il secondo riguardante il piacere che prova il fanciullo nel lasciare il proprio segno; il terzo in cui il fanciullo si focalizza nell'imitare i movimenti degli adulti e infine il quarto stadio in cui il bambino cerca di riprodurre gli oggetti.
Altri studiosi, come ad esempio Lowenfeld e Brittain, negli anni 40 hanno valorizzato i segni grafici dei bambini.
Essi sostengono che quando il bambino comprende di essere l'origine delle sue tracce sulla superficie e ne prova piacere vuol dire che esso ha sviluppato una percezione fisica di sé come unità distinta dal mondo circostante, cioè dotata di volontà propria.
Essi suddividono lo sviluppo del disegno del bambino in due stadi: il primo è chiamato stadio dello “scarabocchio disordinato”: definito tale dalla mancanza di controllo da parte della vista sui movimenti; il secondo invece è lo stadio dello “scarabocchio controllato” in cui c'è un rapporto tra il controllo visivo dei movimenti della mano e il tracciato che il fanciullo vuole produrre. In questa fase il bambino proverebbe piacere nello sperimentare visibilmente il prodotto della propria attività.
Lowenfeld e Brittain sostengono che “ il bambino non ha alcun intento creativo oltre quello di muovere il pastello sulla carta. Tutta la sua gioia è determinata dalla sensazione cinestetica e dalla sua padronanza degli strumenti da disegno”.
Ma troviamo un altro studioso, cioè Winnicot, che negli anni 70 sostiene invece che questa creatività “appartiene all'essere vivi”, cioè “appartiene alle modalità che ha l'individuo di incontrarsi con la realtà esterna”.
Tutti questi modi di interpretare il disegno sono concordi nel mettere al centro il bambino che crescendo modifica ed evolve gli scarabocchi.
Un metodo radicalmente diverso è quello adottato dalla studiosa americana Rhoda Kellog negli anni 60, la quale estranea sia il bambino, sia il motivo per cui lo scarabocchio è stato creato definendoli prodotti di un azione spontanea non sottoposta a una volontà.
"I 20 scarabocchi di base"
Fonte:"Kellog (1969)"
Essa “scompone” il disegno in 20 scarabocchi di base sostenendo che, dai suoi studi, tutti i bambini a due anni li riescono a produrre. Secondo la Kellog questi elementi di base sono le fondamenta dello scarabocchio e anche quelli più complessi o addirittura quelli figurativi (nei quali si vede una figura) possono essere “smontati” nelle componenti di base.
Lo sviluppo dei prodotti grafici secondo la studiosa, è invece dovuto al modo che ha il bambino di posizionare il disegno rispetto al foglio, e sono chiamati “modelli di posizione” individuandone 17. Essi sono importanti in quanto richiedono controllo oculo-motorio e sono un segno di sviluppo artistico del bambino, fino ai tre anni.
Al terzo anno di età avviene un'ulteriore sviluppo denominato “diagramma rudimentale” cioè l'intreccio di linee che progressivamente forma il disegno, ed è un segno di sviluppo mentale in quanto al controllo oculo-motorio si aggiunge l'esercizio della memoria al fine di ricordare lo scarabocchio da creare e l'intenzionalità ossia la volontà di crearlo.
Tutti questi progressi sono dovuti principalmente a una grafica visiva, vista come stimolo primario al disegno cioè il bambino crea, scarabocchia, non perché imita ma perché è stimolato dal poter lasciare un segno nel mondo che lo circonda.


Fonte dati: F. Monti, R. Fava, B. Luppi, "Lo Scarabocchio al Nido", edizioni junior.


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