sabato 26 marzo 2016

L'anacronismo del pensiero adulto a riguardo dello scarabocchio infantile

"Esempio di scarabocchio infantile"
Fonte:"http://latanadelkilimannaro.blogspot.it/
2011_11_01_archive.html"
Non siamo ancora in epoca in cui si valorizzano in modo completo i disegni del bambino.
La maggior parte delle persone adulte li considera ancora come se fossero degli scarabocchi senza senso infatti la definizione che ci danno i comuni vocabolari è questa: “ macchia di inchiostro; disegno fatto alla peggio”.
Lo “scarabocchio” però è molto di più di quello che si pensa, è lo specchio dell'animo del bambino che con esso cerca di sdrammatizzare o rendere meno duro un disagio patito o rendere ancora più potente un'emozione positiva.
Il disegno può servire come tramite tra il sé del bambino e il mondo esterno oppure servire come un modo per l'auto-esplorazione di se stesso.
Se guardiamo nel passato, l'idea del bambino “naturalmente artista” risale al Settecento, secolo in cui avviene la scoperta dell'infanzia, vista da Gian Battista Vico come l'età d'oro dell'arte.
Tutto il Romanticismo si sofferma nel ricercare le competenze del bambino considerandolo come colui che possiede “ l'occhio innocente” non ancora contaminato dalla ragione e riesce a guardare la bellezza ideale della natura ed è da questo secolo che si cercano le somiglianze tra l'arte primitiva e disegno infantile.
Dobbiamo pensare che queste grafiche artistiche del fanciullo non si sviluppano spontaneamente come ce lo immaginiamo, anzi al contrario esse sono atto del pensiero che va stimolato e richiede una tipologia di interpretazione che usi regole condivise. La stimolazione del pensiero consiste nella capacità di combinare in maniera nuova e modificandoli: oggetti, strumenti, situazioni, pensieri generando così una “sorpresa produttiva”, ossia il disegno.
Quindi in poche parole quello che vorrei sottolineare è che dobbiamo aprire i nostri orizzonti della definizione di Arte; non dobbiamo solo fare riferimento a quella Romantica legata al Bello cioè alla vera riproduzione realistica di qualcosa che sta nel mondo esterno.
Ma dobbiamo considerare che l'artista è colui che vive un preciso momento storico,cosi come il bambino vive in maniera unica il suo momento di crescita, combina la sua visione del mondo, i suoi processi di pensiero, le sue idee rendendole visibili simbolicamente e metaforicamente attraverso l'opera d'arte. In questo modo quando si osserva l'opera si può riuscire a trarre un processo mentale.
Si pensi quando si osserva ad esempio l'Arte Astratta, ci risulta incompressibile e a volte anche ironica ma questo avviene perché la guardiamo con un ottica in cui vogliamo trarre un significato oggettivo; invece quello che vorrei evidenziare è che il significato di queste opere va al di là di ciò che vediamo e quindi ci dovremo soffermare e domandarci qual è il loro significato “nascosto” e cosi dovrebbe succedere anche nelle opere dei bambini.

Quindi l'educatrice bisognerebbe abbandonasse i classici comportamenti che prevedono di insegnare al bambino come si fa, cioè come si disegna, come si dipinge, ma di lasciarlo libero di disegnare al fine di esprimersi senza restrizioni e infine di interpretare il suo disegno da un punto psicologico assegnandogli un significato senza coinvolgerlo.



Fonte dati: Luca Chicco,"Progettare il fare al nido:un processo di cambiamento continuo", edizioni junior.

1 commento :

  1. Ciao Giorgia :)
    Mi chiamo Maria Vittoria e sono mamma di alberto il mio cucciolo di 1 anno.
    Ho letto il tuo post e l'ho trovato molto interessante specie l'accostamento tra l'artista e il bambino.
    Avrei una domanda da porle, alberto ha già cominciato a disegnare in modo autonomo e quasi naturale volevo chiedere allora da dove nasce l'istinto del bambino a disegnare?

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